Nella preparazione di una grafica per un progetto dedicato alla stampa, la gestione del colore è molto importante, fondamentale. In questa ottica, preparare il nero per la stampa è una questione da approfondire.
Il nero su schermo e il nero in stampa
Da schermo non è facile notare le differenze che possono incorrere nel colore nero che stiamo utilizzando: in quel caso viene reso semplicemente eliminando ogni tipo di luce. Invece, proprio come le mille differenze del bianco, anche il nero può presentare differenti sfumature. Sfumature che possono diventare notevoli nel momento in cui andiamo a spostare il nostro progetto alla fase di stampa e che possono arrivare pure a invalidare tutto il nostro lavoro.
Queste differenze hanno origine dalle differenze con cui vengono gestiti i profili colore alla base del lavoro da grafico.
I profili colore: la quadricromia
Lavorando in digitale ci imbattiamo in due differenti approcci, collegati al profilo colore che dovremo utilizzare per il nostro progetto. Abbiamo già parlato più diffusamente di questi profili colore in articoli dedicati, quindi ne faremo solo un breve riassunto.
Il primo è quello basato sulle tre tonalità Rosso, Giallo e Blu, è detto tricromia o profilo RGB. In questo modello i colori vengono mescolati per sintesi additiva in modo da adottare tutti i colori dello spettro. Si tratta di un modello utilizzato prevalentemente per progetti legati ai media digitali. Alle grafiche destinate a dispositivi che emettono luce, come gli schermi televisivi o il monitor di un computer.
A questo modello si contrappone quello denominato CMYK o quadricromia. Questo è un metodo basato su Ciano, Magenta e Giallo (Y), a questi colori si aggiunge il Nero (K) ed è basato sulla sintesi sottrattiva, in quanto l'unione dei colori genera colori sempre più scuri.
Il Bistro e il Nero Piatto (K=100%)
Nonostante questo, però, nella quadricromia, la somma dei soli tre colori ciano, magenta e giallo al 100%, non crea un nero pieno ma una tonalità di marrone conosciuta come Bistro. Anche utilizzare soltanto il canale del nero in stampa al 100% non ci permette di rendere una tonalità che riconosceremmo come tale.
Questo tipo di nero viene detto nero piatto. È il nero ottenuto con la combinazione di colori C=0, M=0, Y=0, K=100%. Come anticipato, non si tratta una tonalità di nero piena e ricca: il supporto su cui si stampa finisce per assorbire una parte del colore e questo apparirà come un grigio scuro più che un nero.
Il nero piatto è comunque utile nella stampa: si usa per definire testi, filetti e elementi di piccole dimensioni, magari attivando l'attributo di sovrastampa. Trattandosi di una tonalità ottenuta con un'unica tinta, questo nero in stampa è meno soggetto a sbavature causate da lastre fuori registro e la sovrastampa evita che appaia una filettatura bianca sui bordi dei vari elementi (in caso che il foglio sia disallineato in stampa).
Cosa è il Nero Ricco?
Il nero piatto, però, non è adatto per riempire fondali o elementi grafici di grandi dimensioni. Quello che ci ritroveremmo è un'area piena di un nero "scarico", se dobbiamo procedere alla creazione di una grafica per la stampa, dovremo muoverci in un'altra direzione.
Quindi, come procedere?
Per tutti gli altri elementi che non siano testi e linee viene utilizzato il nero ricco. Si tratta di una tonalità di nero piena e profonda che si ottiene combinando tutte e 4 le tinte della quadricromia. La tonalità più comune utilizzata in stampa è composta da: C=63, M=52, Y=51, K=100, conosciuta anche come nero Photoshop (deve infatti la sua popolarità al celebre software di Adobe di cui è impostazione di fabbrica).
Questa però non è l'unica tonalità ottenibile: in base alla dominante cromatica è possibile avere toni più caldi o più freddi di nero.
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